L’autore rimane fedele alle cronache del ‘600 e non ci racconta, col suo sguardo lucido e critico, solo la vita di Antonia e del paese di Zardino.
Siamo resi testimoni di un’epoca nella quale la paura dell’ignoto, l’ignoranza e le credenze popolari, al pari della corruzione nella Chiesa, la facevano da padrona.
Antonia, con la sua triste storia di orfana e poi di presunta strega di un piccolo paesino della bassa piemontese, diviene in realtà veicolo per la denuncia dei peggiori mali dell’umanità: ingiustizie, scandali, ipocrisie, violenze e sacrificio di innocenti. Reali allora come oggi, ma non meno inaccettabili: da sradicare e combattere quindi con ragione e buon senso.
Consigliato a chi vuole riflettere sulla nostra società presente, per certi versi immutata nei secoli. Resteranno però delusi coloro che si aspettassero una storia “romanzata”, Vassalli forse per pudore e rispetto nei confronti della storia di Antonia, trasforma il romanzo in un saggio, costruito a partire dalle cronache novaresi.